Jodo Shinshu, cos'è?
January 1, 2024
Fondamentali

Quando comparata con altre scuole di buddhismo, la scuola Jodō Shinshū, o buddhismo Shin, ci prende alla sprovvista, stravolgendo le aspettative che abbiamo in merito a ciò che ci aspettiamo dal buddhismo. Senza un ordine monastico, una forte enfasi sul rispetto dei cinque precetti, o sulla meditazione, la scuola Jodō Shinshū da fuori non sembra essere nemmeno buddhismo. Ma guardando sotto la superficie, queste sono le cose che rendono la scuola una vera scuola buddhista.

La Via della Disciplina

Come praticanti che si avvicinano al buddhismo per la prima volta, ci aspettiamo di essere guidati ed introdotti a diverse pratiche con l'obiettivo di aiutarci a raggiungere il risveglio. A seconda della scuola scelta, saremo introdotti a una miriade di pratiche diverse: lo Zen ci addestrà alla meditazione, scuole Theravada ci introdurranno all'importanza dei precetti e della condotta morale, mentre le scuole tibetane ci faranno osservare offerte rituali e i ritiri.

Tutta questa varietà è incredibilmente interessante e stimolante. Queste discipline non solo ci prometto di portarci al risveglio, ma anche trasformarci in una persona migliore. D'altra parte però, pratiche e routine richiedono tempo, impegno e lavoro se vogliamo avere successo con queste. Il risveglio è qualcosa verso cui lavorare tenendo fede alla disciplina, agli insegnamenti e ai maestri.

La Strada dell'Affidamento Sincero

Il buddhismo Shin segue una strada diversa. Nel Jodō Shinshū si pensa che il risveglio avvenga in modo naturale attraverso l'accettazione della propria natura, così com'è. Non si osservano precetti, né sessioni di meditazione o ritiri. La richiesta è di accettare noi stessi, così come siamo, con tutte le sfaccettature della nostra personalità e nel caos della nostra vita di tutti i giorni, incontrare il dharma.

Questo è il processo trasformativo chiamato "shinjin", o affidamento sincero, del praticante Jodō Shinshū al dharma tramite l'ascolto e il ricordo dello stesso e della sua natura di Buddha tramite la recitazione spontanea del nembutsu, il nome di Amida Buddha.

Shinran Shōnin è riportato dire che "nessuna pratica è vera pratica". Questo perché, secondo la sua esperienza, a prescindere dalla pratica spirituale che seguiamo, non saremo mai in grado di raggiungere il risveglio se non siamo in grado di accettare la nostra natura con tutte le sue luci e le sue ombre. Proprio l'accettazione della nostra natura, così com'è, è il motore stesso del risveglio.

Siamo tutti stolti

Questo perché in definitiva siamo di natura "bonno", o sciocca. Questa stoltezza si manifesta anche quando ci sforziamo di superarla attraverso la pratica spirituale, rendendo la pratica spirituale stessa uno strumento per esprimere la nostra stoltezza.

Per esempio, se stiamo praticando la meditazione e stiamo facendo progressi, potremmo pensare tra noi che, dopo tutti i nostri sforzi, ci sentiamo di padroneggiare l'arte della meditazione. Questo pensiero non solo scatena il nostro ego, ma i suoi effetti si ripercuotono a cascata su tutte le altre parti della nostra disciplina spirituale, per esempio innescando competizione e il desiderio di mostrare le nostre abilità. Proviamo ogni tipo di emozione tranne l'umiltà, la cui coltivazione è l'obiettivo ultimo della meditazione.

Per Shinran non c'è modo di raggiungere il completo risveglio attraverso i propri sforzi nel mondo di oggi. L'unico modo per raggiungere il successo è abbandonare l'istinto di affidarsi al proprio ego e alle proprie forze ed abbracciare il potere degli altri.

È come rimanere impigliati nelle alghe mentre si nuota: più cerchiamo di tirarci fuori per sfuggire alla presa delle alghe, più ci impigliamo in queste ultime. L'unica via d'uscita è lasciarsi andare e lasciare che le alghe si districhino fino a quando sarremo di nuovo liberi di nuotare. Nello stesso modo, più cerchiamo di liberarci del nostro ego, più esso ci imprigiona. Solo praticando il dharma, così come siamo, attraverso la pratica del nembustu, saremo finalmente liberi.

Una Strada per Tutti

Questo modo di pensare di Shinran è una riflessione sulla sua esperienza personale. A nove anni, lo Shōnin si entrò come monaco Tendai al tempio del Monte Hiei in Giappone, la Harvard del buddhismo nell'Impero giapponese. Lì, per vent'anni, studiò i sutra e praticò vari tipi di discipline spirituali. Dopo anni di pratica, si rese conto che le sue pratiche non lo portavano affatto al risveglio. Anzi, provava la sensazione opposta: le sua abilità di meditazione e canto dei sutra lo riempivano di orgoglio. Intorno a lui, i suoi compagni monaci erano solo impegnati ad usare le loro abilità per attrarre il favore ed entrare nelle grazie di ricche famiglie patrizie. La dissonanza tra il messaggio del Buddha e la sua esperienza diventò assordante.

Deluso, con un senso di smarrimento, decise di lasciare il monastero per Kyoto. Nella capitale imperiale incontrò Honen Shōnin, un monaco che come Shinran discese dal Monte Hiei lasciando la pratica Tendai per affidarsi al nembutsu: la ripetizione del nome di Amida. Questo ha un'effetto incredibilmente liberatorio sulla mente di Shinran: per la prima volta nella storia, chiunque era benvenuto sulla strada del risveglio. Condizioni sociali o fisiche, livelli d'istruzione e abilità non sarebbero più contati. Il messaggio di risveglio del Buddha, destinato al beneficio di tutti, attraverso il nembutsu e gli insegnamenti di Shinran,  diventa di nuovo aperto a tutti.